Parliamo di licenziamento discriminatorio.
Un licenziamento che può essere dettato non solo da un differente credo religioso o credo politico, ma anche da motivi di razza o di sesso.
Se il licenziamento ha alla base queste ragioni sarà quindi affetto da nullità, dinanzi al Giudice del lavoro, che è la condizione più grave per ogni atto unilaterale recettizio.
Ad esempio, con l’allargamento della società civile c’è stato un maggior ingresso di lavoratori di fede musulmana. Questi lavoratori per un periodo dell’anno sono tenuti a rispettare il Ramadan, che prevede di rimanere senza bere e mangiare se non nelle ore notturne.
Questa circostanza fa spesso preoccupare l’imprenditore, fino a farlo arrivare al punto di non gradire questo tipo di atteggiamento considerandolo anomalo o addirittura pericoloso. Se quello stesso imprenditore licenzia il lavoratore con questa motivazione, anche nelle aziende con meno di 15 dipendenti che di solito non prevedono la tutela reale, e il Giudice accerta che alla base del provvedimento non c’è altra ragione se non la fede musulmana, il licenziamento sarà nullo.
La conseguenza sarà un ordine di reintegrazione del lavoratore a prescindere dalle dimensioni dell’azienda.
Un licenziamento su base discriminatoria è anche alla base del film “Philadelphia”, che nonostante la legislazione americana sia meno restrittiva rispetto alla nostra, racconta perfettamente il tipo di dinamica di questi fatti.
Avv. Osvaldo Fratini