Fino a quando un genitore separato o divorziato deve continuare a mantenere i figli?
Tale obbligo non viene a cessare al compimento del diciottesimo anno di età ma ha una durata variabile, tendenzialmente fino al raggiungimento dell’autosufficienza economica del figlio. Questo perché l’assegno di mantenimento non comprende soltanto le spese necessarie (parliamo di vitto, alloggio o le spese mediche) ma anche quelle relative a una corretta crescita psicofisica (come formazione, istruzione, sport o tempo libero).
Che succede se il figlio maggiorenne non ha né voglia di lavorare, né voglia di studiare?
Questo è un quesito che ci viene posto numerose volte e a cui oggi risponderemo facendo riferimento a una recente sentenza della Corte di Cassazione, la quale afferma che l’assegno di mantenimento per i figli maggiorenni disoccupati è revocabile quando questi ultimi non hanno ancora raggiunto l’autosufficienza reddituale per mancanza di propensione al lavoro, nullafacenza, negligenza, trascuratezza o svogliatezza. Questo perché l’assegno di mantenimento non ha una funzione assistenziale, incondizionata e illimitata, ma è finalizzato alla realizzazione di un progetto educativo e un percorso formativo o per situazioni in cui vi siano problematiche di salute.
Ad esempio, la Cassazione ha revocato l’obbligo di mantenimento a una figlia con scarsa propensione agli studi che aveva ingiustificatamente rifiutato di proseguire l’attività commerciale che il padre e lo zio gli avevano prospettato.
Dunque, alla luce di questi principi, nel caso in cui il genitore si dovesse ritrovare con un figlio non autosufficiente economicamente e che si rifiuta al contempo di studiare, questo potrà rivolgersi al Tribunale con un apposito ricorso per far cessare il mantenimento.
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