Caffè con l’avvocato

Parliamo di come le compagnie assicurative adottano lo smart working nei confronti dei loro dipendenti.

Prima della pandemia, la possibilità di concludere le pratiche di risarcimento transattivamente era lasciata ai singoli avvocati che si recavano presso gli ispettorati dei sinistri oppure contattavano telefonicamente gli uffici liquidativi.

Con l’avvento della pandemia le compagnie assicurative hanno dovuto, loro malgrado, chiudere tutti gli ispettorati creando una difficoltà pratica per gli avvocati che non riescono a parlare agevolmente con i singoli liquidatori. Sono poche le compagnie assicurative che hanno fornito ai propri dipendenti un cellulare aziendale. 

Confrontarsi con un liquidatore o con il suo responsabile è quindi diventata una chimera, anche per danni molto importanti, visto che le risposte avvengono solo via mail. 

Cosa sta causando questo?

Oltre ad un rallentamento nella liquidazione dei danni, gli avvocati ricorrono sempre di più alle cause civili. Non avere un contatto diretto con l’assicurazione anche per pratiche molto complicate (come lesioni gravissime o incidenti mortali) porta a non poter definire un sinistro in tempi celeri. 

I privati che hanno subito danni, aumentando i contenziosi, non possono contare su una risposta certa alle loro pratiche. Le mail non possono essere dirette, attuali e veloci come un contatto personale o telefonico.

Quindi, in conclusione, questo utilizzo arbitrario dello smart working non fa che penalizzare il lavoro degli avvocati, arrecando ulteriori danni, in ordine di tempi e certezze, ai cittadini.

Avv. Maurizio Polverini

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