Eccessivo ricarico sul prezzo delle mascherine. E’ reato?
I recenti provvedimenti del Governo riguardo il prezzo calmierato delle mascherine, cercano di limitare le alterazioni di questo mercato.
Durante questo periodo di emergenza da Covid – 19 abbiamo assistito ad una rincorsa incontrollata dei cittadini ad acquistare le pochissime mascherine rinvenibili sul mercato, prima che finalmente le istituzioni le mettessero a disposizione gratuitamente (è il caso della Regione Toscana che sta distribuendo gratis le mascherine a tutti, attraverso o le farmacie o i supermercati, con la semplice esibizione della tessera sanitaria).
In questo contesto c’è sempre chi se ne approfitta. Si potrebbe dire che è una semplice questione di mercato, ovvero aumenta la domanda automaticamente aumenta il prezzo. C’è però un limite superato il quale il commerciante rischia di commettere un illecito?
Dipende dal bene venduto, in quanto se l’imprenditore compie una manovra al rialzo su prodotti di prima necessità, potrebbe incorrere nel reato di cui all’art. 501 bis del codice penale, che qui di seguito si riporta:
“Art. 501 bis c.p. Fuori dei casi previsti dall’articolo precedente, chiunque, nell’esercizio di qualsiasi attività produttiva o commerciale, compie manovre speculative ovvero occulta, accaparra od incetta materie prime, generi alimentari di largo consumo o prodotti di prima necessità, in modo atto a determinarne la rarefazione o il rincaro sul mercato interno, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 516 a euro 25.822…..”
Ebbene di recente l’ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Salerno, nell’esaminare la richiesta di convalida e di emissione del decreto di sequestro preventivo avanzata dal P.M. e relativa a numero 227 mascherine facciali marca 3M, ha stabilito che ai fini della sussistenza del reato di cui all’art. 501 bis c.p., può integrare in astratto una manovra speculativa anche l’aumento ingiustificato dei prezzi causato da un singolo commerciante, che approfitti di particolare esigenze del mercato, dando atto che la condotta va valutata alla luce dell’emergenza sanitaria da pandemia Covid – 19, a causa della quale le mascherine protettive sono divenute beni di prima necessità, sia per la protezione dell’individuo in ambito privato, che per la sua tutela nello svolgimento della vita lavorativa.
In sostanza il GIP di Salerno ha convalidato il sequestro di 78 mascherine offerte in vendita da un imprenditore per un prezzo di € 10,00 cadauno, acquistate dal medesimo per un prezzo di circa € 1,00.
Ma non è un caso isolato. Anche la Guardia di Finanza di Campobasso ha sequestrato 300 mascherine che un venditore all’ingrosso di medicinali del capoluogo molisano vendeva a 13 euro l’una, scoprendo la Compagnia di Campobasso che questi aveva acquistato le mascherine ad un prezzo di 0,85 l’una. Un ricarico quindi del quasi 1500% sul prezzo di acquisto che ha fatto scattare nei confronti della 65enne rappresentante legale una denuncia per il reato di manovre speculative su merci che prevede anche da la reclusione fino a tre anni.
La norma in realtà prevede per l’integrazione del reato che la condotta del soggetto attivo determini la rarefazione o il rincaro della merce sul mercato interno e, pertanto, parrebbe abbastanza singolare ritenere che la vendita di circa 200/300 mascherine possa avere un effetto di tale portata.
E’ pur vero che una interpretazione costituzionalmente orientata della norma, ricostruita anche alla luce del concetto di solidarietà sociale in materia economica, attraverso cui si ritenesse la locuzione “mercato interno” contenuto nella citata norma non per forza come nazionale ma anche solo locale, potrebbe consentire l’integrazione di tale reato anche in caso di vendita ad un prezzo eccessivo di un numero di mascherine non troppo elevato.
Certo è che in un contesto come questo, l’imprenditore che si approfitti di una carenza oggettiva nel mercato di un bene che comunque serve per proteggere non solo il singolo individuo ma la salute pubblica, rimane “colpevole” a prescindere dal reato.
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